L'impianto di riscaldamento rappresenta uno degli elementi più importanti per rendere un'abitazione confortevole. Quando la propria casa si trova integrata all'interno di un condominio, il riscaldamento può essere di due tipologie: autonomo o centralizzato.
Nel primo, la caldaia e l'impianto di riscaldamento, sono installati internamente ad ogni singolo appartamento e ciascun condomino si occuperà, in maniera autonoma appunto, della sua gestione. Potrà decidere liberamente quando accenderlo o spegnerlo, quale temperatura impostare e chiaramente, le spese riguardanti i consumi e la manutenzione, saranno completamente a suo carico.
Nel secondo invece, la caldaia è unica per tutti gli appartamenti che ricevono il calore emanato dai rispettivi caloriferi, grazie ad un sistema di tubazioni che si dirama per l'intero condominio. La gestione di questo sistema di riscaldamento è comune e la suddivisione della spesa, secondo normativa, sarà effettuata in proporzione alla quota di proprietà di ciascun condomino, espressa in millesimi. Si tiene conto altresì di apposite tabelle di calcolo che sono, in parte determinate per legge, e in parte oggetto di accordo tra i condomini.
Le caldaie centralizzate sono solitamente alimentate a gasolio o a metano, il vantaggio che presentano risiede nella maggiore efficienza, essendo più grandi di quelle che vengono installate individualmente nei singoli appartamenti, cosa che garantisce dei costi per il consumo energetico, più bassi a parità di calore erogato.
Costi indicativi per distaccarsi dal riscaldamento centralizzato
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Da |
A |
Diagnosi energetica da parte di un tecnico specializzato |
800,00 € |
1.000,00 € |
Caldaia ad alto rendimento energetico |
800,00 € |
1.500,00 € |
Caldaia "domotica" |
2.500,00 € |
3.000,00 € |
Adeguamento impianto di riscaldamento |
2.500,00 € |
4.000,00 € |
Acquisto e installazione canna fumaria |
700,00 € |
800,00 € |
Perché staccarsi dal riscaldamento centralizzato conviene
Ci sono una serie di ragionevoli motivazioni che potrebbero indurre il proprietario di un appartamento in condominio, dove è presente un impianto di riscaldamento centralizzato, a staccarsi e ad optare per un sistema di riscaldamento autonomo.
Ecco i principali svantaggi del sistema di riscaldamento centralizzato:
- Il periodo di attivazione e disattivazione del sistema, nonché il numero massimo di ore di funzionamento giornaliero dello stesso, sono regolati per legge, in base alle sei diverse zone climatiche in cui i Comuni italiani sono suddivisi. Ciò è previsto per favorire il massimo risparmio, su scala nazionale, di luce e gas.
- Gli orari di funzionamento giornaliero sono prestabiliti, in parte dalla norma, e in parte sono oggetto di accordo tra i condomini in sede di assemblea condominiale. Tali orari potrebbero non essere adeguati alle proprie esigenze: per motivi di lavoro infatti, ci si potrebbe trovare fuori casa proprio quando il riscaldamento è attivo, ed essere in casa quando lo stesso è spento, generando situazioni di estremo disagio a causa del freddo, specialmente nelle regioni più a nord.
- Le spese legate al consumo energetico dovranno essere pagate, anche se non si fruisce del calore nelle fasce orarie individuate per il funzionamento.
- Se nel condominio sono presenti condomini morosi, il costo di coloro che pagano regolarmente verrebbe incrementato delle quote mancanti. Avviare i procedimenti appositi per ottenere la riscossione delle quote non versate non è garanzia di successo, inoltre i tempi per giungere ad una soluzione definitiva potrebbero essere molto lunghi e l'accollo di parte della spesa, per compensare le quote mancanti, potrebbe protrarsi a lungo nel tempo.
- I sistemi di riscaldamento autonomi sono molto più appetibili rispetto a quelli centralizzati, quindi la presenza di questi ultimi potrebbe penalizzare il valore di mercato dell'immobile. Questa circostanza potrebbe risultare sgradevole nel caso si volesse vendere l'appartamento.
- A decorrere dal 2016 la normativa nazionale ha previsto l'obbligo per ciascun condomino di dotarsi di valvole termostatiche, sistemi di contabilizzazione del calore, dispositivi e ripartitori di calore, per la corretta ripartizione della spesa. Questa fonte di ulteriori costi potrebbe incidere negativamente sul bilancio familiare.
- L'impianto di riscaldamento centralizzato rientra tra le parti comuni dell'edificio, pertanto soggetto ad interventi di manutenzione ordinari e straordinari che spesso sono fonte di disaccordo tra i condomini, generando equivoci, dissapori e a volte anche vere e proprie liti.
Staccarsi dal riscaldamento centralizzato: la normativa
Fortunatamente staccarsi dall'impianto di riscaldamento centralizzato è possibile. Tale possibilità è stata sancita dalla normativa vigente e precisamente dal nuovo testo dell'articolo 1118 del codice civile, modificato a seguito della riforma riguardante il condominio, introdotta con la Legge 220 del 2012.
La stessa ha largamente chiarito molti punti, prima oggetto di numerose controversie tra i condomini, e supportato ampiamente molti amministratori condominiali agevolando di gran lunga il loro lavoro.
A decorrere da giugno 2013, il comma 4 dell'art. 1118 del c.c. prevede che il condomino può rinunciare all'utilizzo dell'impianto centralizzato di riscaldamento o di condizionamento, se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini.
Allo stesso, verrà richiesto semplicemente di partecipare al pagamento delle sole spese per la manutenzione straordinaria dell'impianto e per la sua conservazione e messa a norma: un pò come accade per tutte le parti comuni che si danneggino all'interno del condominio.
Il vantaggio del distacco consiste nel non dover più contribuire alle spese sostenute dal condominio relative al combustibile usato per la produzione di calore, oltre che nella ritrovata autonomia.
Come staccarsi dal riscaldamento centralizzato
Il condomino che desidera staccarsi dal riscaldamento centralizzato potrà farlo sicuramente, ma sarà tenuto ad adempiere alcune formalità, per rendere la sua operazione regolare sotto il profilo normativo e corretta verso gli altri inquilini.
Ecco di seguito i principali passaggi:
- Per prima cosa è necessario formalizzare la propria decisione, mediante apposita comunicazione da inoltrare all’amministratore condominiale. Tale comunicazione, per essere legittima, dovrà essere corredata da un'apposita perizia rilasciata da un tecnico abilitato attestante che il distacco non comporta squilibri o aggravi di spesa per gli altri condomini, proprio come previsto dal c. 4 art. 1118 c.c.
- L'amministratore condominiale porterà a conoscenza degli altri condomini tale comunicazione e ciò costituirà un preciso punto all'ordine del giorno della prima assemblea condominiale utile. La sua semplice presa d'atto, allo scopo di ricalcolare la ripartizione delle spese, non si considererà corretta sotto il profilo giuridico.
- Il distaccante avrà l'obbligo di provvedere all'installazione di appositi sistemi di evacuazione dei fumi di combustione, come una canna fumaria, con sbocco sopra il tetto alla quota prevista dalla normativa vigente. Inoltre, dovrà dotarsi di caldaia autonoma e intervenire per risistemare il proprio impianto di riscaldamento interno all'appartamento.
I costi per staccarsi dal riscaldamento centralizzato
Staccarsi dal riscaldamento centralizzato comporta dei costi per il condomino distaccante. Ecco le principali voci cui si andrà incontro:
- La parcella emessa dal tecnico specializzato, al quale ci si rivolgerà per l'elaborazione della “diagnosi energetica” che riguarderà non solo l'impianto del proprio appartamento, ma anche quello dell'intero edificio. L'ammontare dipenderà dal professionista e dalla zona di riferimento, si può comunque ragionevolmente pensare che lo stesso possa aggirarsi intorno agli 800,00 € - 1.000,00 €.
- La spesa necessaria per acquistare la caldaia autonoma da installare in casa. Sarà preferibile sceglierne una ad alto rendimento energetico in modo tale che possa contribuire a contenere i consumi energetici. Un modello performante con un buon rapporto qualità/prezzo si aggira intorno agli 800,00 € - 1.500,00 €. Il mercato offre inoltre modelli più sofisticati e di ultima generazione, digitali e adatti a “sistemi casa domotici”, che è possibile gestire con il proprio smartphone grazie a semplici Apps. Modelli di questo tipo si aggirano intorno ai 2.500,00 € - 3.000,00 €.
- Le spese per adattare l'impianto di riscaldamento interno all'abitazione. Oltre alle opere murarie, si dovranno considerare: la realizzazione di una nuova rete idraulica per la distribuzione dell'acqua calda ai vari elementi radianti, le deviazioni dei tubi, il distacco dall'impianto dell'edificio, l'allaccio e l'adeguamento della linea del gas. I costi potrebbero aggirarsi tra i 2.500,00 € e i 4.000,00 €. Molto dipenderà dalle dimensioni dell'abitazione: a case più piccole corrisponderanno spese minori.
- Infine, andranno considerati i costi relativi alla nuova canna fumaria da installare per lo scarico dei fumi: il suo prezzo si aggira intorno ai 700,00 € - 800,00 €.
Staccarsi dal riscaldamento centralizzato: come risparmiare
Prima di procedere con l'affidamento dell'incarico ad una ditta, che realizzerà il definitivo distacco dall'impianto di riscaldamento centralizzato, è opportuno richiedere più di un preventivo.
Grazie al confronto tra più offerte sarà possibile individuare quell'impresa che offre le migliori garanzie al minor prezzo. Solo in questo modo sarà possibile riuscire a risparmiare, senza dover rinunciare ad un lavoro realizzato “a regola d'arte”.
Inoltre, nel caso si decida di installare una caldaia attivata da fonti energetiche rinnovabili, sarà possibile beneficiare delle detrazioni fiscali previste dall'Ecobonus e recuperare fino al 65% della spesa sostenuta. Per maggiori informazioni si possono consultare i siti web dell'Agenzia delle Entrate e dell'ENEA.